Sabato 27 giugno un Convegno a Càlvari, in Fontanabuona,
sul recupero dei noccioleti abbandonati.
A Càlvari, nell’edificio del “Lascito Cuneo”, nel cui museo si conservano molti reperti della cultura contadina, si è tenuto sabato 27 giugno, un interessante Convegno sul tema delle nocciole “Misto Chiavari”, le origini della loro coltivazione, la sua evoluzione, l’abbandono, il progetto pilota di recupero e le possibilità degli sviluppi futuri.
E’ stato un convegno molto partecipato alla presenza di molti amministratori comunali, proprietari di noccioleti, associazioni locali, operatori commerciali, cittadinanza.
Gli interventi, come da programma allegato, hanno ripercorso la tradizione colturale della nocciola nell’area delle valli chiavaresi Sturla, Fontanabuona e in parte Graveglia a partire dalle ricerche condotte dalle prof.sse Ughini e Vaccarezza che da tempo studiano questa coltivazione tipica dal punto di vista botanico e storico-ambientale.
Lo scopo di questo convegno è stato:
- diffondere i risultati del progetto-pilota condotto nel corso del 2014 dalla cooperativa sociale Nabot che dopo l’acquisizione di due noccioleti in comodato gratuito ne ha curato il recupero e tutte le varie fasi di coltivazione completando il ciclo di filiera con il lancio sul mercato di un olio di nocciola giudicato eccellente dal punto di vista organolettico e nutrizionale, realizzato dalla ditta Parodi Nutra di Campomorone (Genova).
- diffondere le potenzialità della coltivazione della nocciola e lo stato attuale del mercato
Dal convegno è emerso che questa antica coltura presente nell’entroterra chiavarese già intorno all’anno mille ha contribuito a caratterizzarne l’aspetto paesaggistico e a favorirne la prosperità economica sino intorno agli anni ’80 del secolo scorso.
Due le importanti ricerche – concluse e attualmente in fase stallo – che potrebbero rappresentare un’importante risorsa per proseguire l’iter al fine di ottenere prestigiosi riconoscimenti:
- il marchio IGP (ricerca condotta dall’Università di Piacenza, Prof.ssa Ughini, voluta e coordinata dalla ormai ex Comunità Montana Aveto-Graveglia-Sturla)
- l’inserimento dell’area del chiavarese nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici (ricerca svolta dalla prof.ssa Vaccarezza e già presente nel Catalogo promosso dal Mipaaf, realizzata in collaborazione con l’Università di Firenze) per l’importanza storico paesaggistica delle terrazze coltivate a nocciolo
- La ripresa di produzione potrebbe certamente favorire l’iter per raggiungere questi due importanti riconoscimenti, valorizzando il prodotto tipico ed il suo territorio.
Per quanto sopra e da quanto emerso dall’interessante intervento del Prof. D’Acunto, presidente dell’Associazione Città della Nocciola, è giunto il momento in cui gli enti pubblici, Regione, Comuni, Ente Parco nonché enti quali Gal e Gruppi di Animazione Locale, stabiliscano una strategia comune per il rilancio della nocciola “Misto Chiavari”. La domanda di nocciola nel mercato nazionale e mondiale è in continua crescita e le proiezioni nei prossimi dieci anni confermano dati di aumento costante a fronte di un offerta che non potrà soddisfarne i bisogni nonostante i colossi del settore – come Ferrero – continuino ad investire nell’impianto di nuovi noccioleti in vaste aree del territorio nazionale (soprattutto Sicilia).
La specificità del territorio dell’entroterra chiavarese, non adatto alla coltivazione intensiva e meccanizzata, nonché l’esperienza pilota della coop. Nabot dimostrano che si potrà contare su una produzione di nicchia e di qualità che soprattutto potrà fungere da richiamo per il turismo enogastronomico dell’area.
La nocciola “Misto Chiavari” (così definita perchè ne fanno parte numerose varietà locali) è portatrice di tutte queste potenzialità: sapore unico, radici storico-culturali -tradizionali, paesaggio a terrazzamenti riconosciuti nella loro specificità, impiego nella pasticceria e gastronomia locale grazie a realtà imprenditoriali già pronte ed in attesa di poter impiegare questo prodotto (ditta Rossignotti: produzione di torrone, gianduiotto e crema spalmabile – ditta Parodi Nutra: olio di nocciola richiesto sul mercato nazionale ed estero – ristoratori locali: inserimento di piatti tipici a base nocciola sia dolce che salato). Un altro suggerimento fortemente sollecitato dal prof. D’Acunto è stata la costituzione nel più breve tempo possibile della Comunità della Nocciola, primo step – economico e snello – prima del Presidio Slow Food che ne potrebbe valorizzare e sostenere il percorso di rilancio.
Un ulteriore interesse economico potrebbe derivare dalla coltivazione del tartufo nero. Una ricerca dell’Università di Genova e l’attuale sperimentazione in alcuni noccioleti della Valle Sturla dimostra che il terreno dei nostri noccioleti ben si presta alla micorizzazione; anche questo progetto a lungo termine ha suscitato molto interesse perchè oltre a rappresentare una fonte integrativa di reddito per i coltivatori potrebbe caratterizzare questo territorio ed ampliarne l’offerta turistico-gastronomica.
L’intervento del suo presidente ribadisce il desiderio dell’Ente Parco Aveto di proseguire nelle azioni a sostegno del rilancio della nocciola “Misto Chiavari”. Alcune significative azioni in questi ultimi anni hanno fatto conseguire risultati importanti in termini di diffusione culturale e conoscenza: una mostra botanica sulle varietà delle nocciole locali, l’inserimento della nocciola locale nell’Arca del Gusto di Slow Food, la partecipazione al Nocciola Day.
Si attende l’imminente pubblicazione delle misure previste dal nuovo PSR 2014-2020 per poter conoscere nei dettagli il progetto di filiera che il Gal Valli del Tigullio e Valli Genovesi intendono portare avanti per il rilancio della nocciola “Misto Chiavari” nonché per la nascita del museo della nocciola.